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autore
brano
 
Sallustio
Bellum Catilinae, 49
 
originale
 
Sed isdem temporibus Q.Catulus et C.Piso neque gratia neque pretio Ciceronem inpellere potuere, uti per Allobroges aut alium indicem C.Caesar falso nominaretur. Nam uterque cum illo gravis inimicitias exercebat: Piso oppugnatus in iudicio pecuniarum repetundarum propter cuiusdam Transpadani supplicium iniustum, Catulus ex petione pontificatus odio incensus, quod extrema aetate, maxumis honoribus usus, ab adulescentulo Caesare victus discesserat. Res autem opportuna videbatur, quod is privatim egregia liberalitate, publice maxumis muneribus grandem pecuniam debebat. Sed ubi consulem ad tantum facinus inpellere nequeunt, ipsi singillatim circumeundo atque ementiundo, quae se ex Volturcio aut Allobrogibus audisse dicerent, magnam illi invidiam conflaverant usque eo, ut nonnulli equites Romani, qui praesidi causa cum telis erant circum aedem Concordiae, seu periculi magnitudine seu animi mobilitate inpulsi, quo studium suum in rem publicam clarius esset, egredienti ex senatu Caesari gladio minitarentur.
 
traduzione
 
Ma in quello stesso momento, Q. Catulo e G. Pisone, n? con preghiere, n? con il loro credito, n? con danaro, poterono spingere Cicerone a fare falsamente il nome di Cesare per mezzo degli Allobrogi o di qualche delatore. Infatti entrambi nutrivano per quello una grande ostilit?: Pisone in un processo per concussione era stato da lui attaccato per un supplizio ingiustamente inflitto a un Gallo transpadano; Catulo ardeva d'odio dopo la sua candidatura al pontificato, poich? egli, nel colmo dell'et?, investito delle pi? alte cariche, era uscito sconfitto dal giovanissimo Cesare. Sembrava poi una circostanza opportuna il fatto che Cesare, per la sua straordinaria liberalit? in privato e per la sua magnificenza nelle opere pubbliche, si era fortemente indebitato. Ma poich? non riescono a indurre il console a un crimine cos? grande, essi stessi singolarmente, dandosi d'attorno e seminando menzogne che dicono aver udito da Volturcio e dagli Allobrogi, riescono a suscitare contro Cesare un grande sfavore, fino al punto che alcuni cavalieri romani che erano di presidio in armi intorno al Tempio della Concordia, spinti sia dalla gravit? del pericolo sia da mobilit? d'animo, affinch? il loro zelo verso la repubblica fosse pi? chiaro, minacciarono con le spade Cesare che usciva al Senato.
 

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